homify 360°: La Fábrica di Ricardo Bofill

Federica Di Bartolomeo Federica Di Bartolomeo
LA FABRICA, Ricardo Bofill Taller de Arquitectura Ricardo Bofill Taller de Arquitectura Rooms
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Nel 1973 il giovane architetto Ricardo Bofill scoprì un complesso industriale di inizio secolo, alla periferia di Barcellona. Il posto era diventato piuttosto inquietante, ma allo stesso tempo rappresentava un potenziale che solo gli occhi dell’architetto riuscirono a vedere. Quella massa di calcestruzzo, diventata sterile e abbandonata, dopo due anni di lavoro fu trasformata così in un luogo completamente diverso. I silos furono convertiti in spazi per uffici, ospitando anche un archivio, una biblioteca e un laboratorio. Come in una cattedrale, grandi navate furono innalzate per dare risalto a uno spazio creativo e di esposizione. Quella vecchia fabbrica, oltre ad essere diventata residenza dell’architetto, è tutt'oggi anche sede del Bofill Taller de Arquitectura, uno studio animato da un team interdisciplinare di scienziati, sociologi, filosofi, matematici, ingegneri e naturalmente, architetti. Un luogo che invita alla creatività, ma anche alla contemplazione, al silenzio e alla riflessione e a cui dedichiamo la nostra rubrica homify 360° di oggi.

C'era una volta una fabbrica..

L'origine di questo incredibile progetto di recupero è una vecchia fabbrica di cemento, nata nella fase iniziale di industrializzazione dell'area di  Barcellona, a Sant Just Devern, la città natale dell'architetto.  Si tratta del cementificio più antico della Spagna. Quando l'architetto seppe che stava per essere distrutta, perché ormai fatiscente e inutilizzata, decise di ispezionare il luogo. Lo spazio non era coerente con la pianta generale, ma era il risultato di una giustapposizione di diversi elementi e volumi che erano stati aggiunti l'uno all'altro in risposta all'evoluzione della fabbrica nel corso degli anni. Un'architettura di massima e grezza, abbandonata e parzialmente in rovina, che in qualche modo sembrava uno scenario surreale: scale verso il nulla, pezzi di ferro che pendevano dappertutto, immensi vuoti…

Il progetto e le sue sfide

Per fortuna, una delle grandi capacità degli architetti è quella di vedere oltre ciò che esiste: contemplare il nulla ed essere in grado di vederlo trasformato in un tutto. Questo è quello che è successo a Ricardo Bofill la prima volta che si recò nella vecchia fabbrica di cemento. Nascosto sotto delle rovine polverose e inattraenti concepì allora l'idea per costruire qualcosa di bello, che potremmo definire come l'apoteosi dell'architettura di recupero di luoghi industriali.

Ma una volta definito lo spazio avrebbe dovuto essere usato, la sfida successivo è stata quella di fornire una funzione nuova a questi luoghi affinché contrariamente a quanto accade di solito- un progetto concepito in relazione ad un uso dato- si fornisse una funzione ad un luogo già dato.

Così in due anni, il periodo di riconversione della fabbrica, la maggior parte della vecchia struttura fu demolita, lasciando solo 8 dei 30 silos che la componevano.Più di 4 km di gallerie sotterranee ed enormi sale macchine lasciarono il posto a forme che erano rimaste nascoste, che furono opportunamente recuperate per il progetto.

Il giardino

Uno spazio come questo,  non poteva essere esente da una proposta per il suo esterno. L'idea era quella di creare un bel giardino intorno alla fabbrica che cambiasse radicalmente il paesaggio con il quale l'architetto aveva intenzione di modificare totalmente il volto della vecchia fabbrica di cemento. Intorno ai silos cominciarono così ad apparire eucalipti, ulivi, cipressi e palme mentre le edere e le foglie di vite cominciarono a coprire le pareti. Un modo di suggerire un luogo nascosto,non più abbandonato, ma  magico, come un castello fatato nascosto nel bosco.

La cattedrale

La Cattedrale è il nome dato alla grande navata che è dedicata agli eventi culturali, come a mostre e spettacoli. Molti pensano che sia un termine molto pretenzioso, ma la realtà è che qui, come nelle vecchie cattedrali gotiche, lo spazio lascia a bocca aperta per le sue dimensioni, ma anche per la sua estetica, la quale  crea un'atmosfera a metà strada tra il postmodernismo e il gotico catalano civile.

Nella Cattedrale, vecchie tramogge di cemento  pendono dal soffitto su tavoli riunione, mentre lo spazio, così apparentemente compatto si apre verso l'esterno attraverso le sue pareti di vetro e si collega al giardino. Arredamento industrial al massimo della sua espressione, che accompagna accenti di stile classico e moderno.

Total white e minimalismo: La Fàbrica  è anche questo. Un mix di ambienti completamente diversi tra di loro ma che si sposano alla perfezione.

Le aree living

Lo spazio di fabbrica è come un labirinto pieno di colpi di scena, dove tutti possono esercitare le loro attività senza  in modo indipendente. Qui, come dice l'autore, il lusso è nello spazio.

Questa miscela, tra l' aspetto brutalista dell' interno dell'edificio originale e un estetica romantica, accoglie senza incoerenze le finestre in stile di ispirazione gotica  e  le lunghe tende in bianco. L'insieme però non  è lontano dal design più attuale.

All'interno dell'edificio i libri acquisiscono, assieme agli schizzi e alle bozze dei progetti un ruolo fondamentale. Componenti dell'arredo di per sé, impongono la loro presenza con decisione, stabilendo la connotazione altamente intellettuale di questo ambiente.

E le immagini infatti, parlano da sole. Gli effetti di ombre e luce che possiamo apprezzare in questa foto ad esempio, definiscono uno spazio sofisticato ma allo stesso tempo accessibile.

Scorci come questo non fanno che lasciarci senza fiato: incredibile pensare a ciò che c'era prima!

Nella Fàbrica di Ricardo Bofill ciò che si vuole conseguire è la bellezza che fa sussultare, che suscita sorprese e emozioni. Molte delle componenti strutturali che sono state lasciate non hanno infatti una funzione pratica ben definita. Ma ci sono. Sfidando il cielo,  ci ricordano l'importanza della bellezza che può tutto, perfino conquistare la brutalità del grigio cemento.

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